lunedì 20 ottobre 2014

Se la lingua di Dante conquista anche Pechino


Italiano

È il quarto idioma più studiato nel mondo. 

E in quel milione e mezzo di appassionati crescono russi e asiatici

Laura Montanari

"La Repubblica", 20 ottobre 2014

RALLENTA nei Paesi della vecchia Europa, la lingua italiana, cresce in aree che vanno dall’Est europeo, Russia in testa, al Magreb, fino ai Paesi arabi e al Vietnam. Cambia la geografia e forse si allontana un po’ dalle radici e dai luoghi della nostra immigrazione, che pure, vedi Germania e Stati Uniti, restano numericamente di gran lunga in cima alla classifica. L’italiano conquista terre nuove e il saldo, assicurano dal ministero degli Affari esteri, è positivo. «Siamo la quarta o quinta lingua più studiata al mondo, e in crescita» sostiene il sottosegretario Mario Giro. È lui che ha voluto il nuovo censimento delle scuole di italiano oltre confine. I risultati saranno presentati nel corso degli Stati generali della Lingua italiana nel mondo in programma domani e mercoledì a Firenze. Nel 2012 erano circa 570mila gli allievi che imparavano la lingua italiana all’estero. Secondo la nuova mappatura triplicano: si arriva a un milione e mezzo perché nei conteggi sono stati aggiunti scuole private, associazioni e istituti che prima sfuggivano al censimento.
L’italiano come risorsa, come veicolo culturale, turistico ed economico di promozione del Paese. È l’idea del ministero degli Esteri, che intende rilanciare e riorganizzarne lo studio. Sfida complicata in tempi di spending review, di tagli agli istituti di cultura e alle cattedre. Si punta al web: in agenda c’è la creazione di un portale dell’italiano che metta insieme l’offerta dei corsi, lezioni online, formazione a distanza per i prof e un osservatorio permanente. L’Indire, l’istituto nazionale di documentazione e ricerca del ministero dell’Istruzione ha già pronto un progetto i cui contenuti sono stati realizzati in collaborazione con l’Accademia della Crusca. «Finalmente ci si muove con decisione per promuovere la conoscenza della nostra lingua non soltanto come vettore culturale, ma anche economico» dice il presidente dell’Accademia Claudio Marazzini.
«Agli studenti che arrivano dalla Cina nei nostri politecnici adesso si impartiscono lezioni in inglese, io proporrei di offrire loro anche corsi di italiano e di arte. È un modo — sostiene — per legarli al ricordo del nostro Paese». A proposito di Cina, uno dei soggetti più attivi nella diffusione dell’italiano estero è la società Dante Alighieri (423 sedi): «Stiamo lavorando con l’istituto Confucio — dice il segretario Alessandro Masi — per potenziare gli scambi».
Va bene Dante e Michelangelo, ma non dimentichiamo il design, la moda, il cibo, la musica lirica, il turismo, quel pacchetto che va sotto la targa made in Italy e che può essere un richiamo: «La promozione linguistica — si legge in una relazione preparatoria della due giorni fiorentina — non avrà il successo sperato se non è connessa allo scenario culturale simbolico». Suggerisce Mirco Tavoni, presidente del consorzio Icon che riunisce diciannove atenei e organizza corsi di e-learning: «Usiamo come vettori per diffondere la lingua le grandi aziende italiane già impegnate all’estero e magari anche la Chiesa cattolica». C’è invece chi pensa di qualificare le cattedre puntando sugli italodiscendenti, «perché — sibila un prof — con tutti i tagli che ci sono, chi paga più un docente italiano per andare all’estero?».

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